
Mi sveglio, accarezzata da leggiadre mani di fantasma di stoffa. Le tende della camera, di un giallino tenue, sventolano le larghe falde sotto il soffio della brezza marina.
Il mare è già sveglio. Lo osservo dall'alto di una finestrella dalla bianca vernice scrostrata per la vecchiaia del legno. Blu ed infinito, s'increspa e s'infrange mollemente su una riga di fine sabbiolina, accostata a grandi rocce lucide e coperte di alghe. Il cielo, oggi, propone un sereno intenso ed impalpabile, che preannuncia l'inizio di una nuova giornata. S'accosta al mare, fondendo il suo azzurro astrale con il blu marino dell'illuminata distesa d'acqua.
Un cappuccino ed una brioche su un terrazzino rustico che s'affaccia sul paesaggio. L'aroma fumante della colazione viene soffiato via dal profumo salmastro del vento che nasce all'orizzonte. Mi siedo e, accompagnata solo dallo scroscìo naturale del mare, gusto in tranquillità il dolce primo pasto della giornata. Dopo aver fissato per qualche minuto le forme tondeggianti degli oggetti da colazione, dalla ceramica illuminata dalla prima luce del mattino, mi alzo e scendo.
Il mare al mattino. Meraviglioso gioco di luci acquatiche. Spruzzi d'acqua, causati dall'infrangersi delle onde contro gli scogli, si spargono ovunque come zampilli di una fontana di stelline azzurre. Il rumore del mare, profondo ed immenso, mi parla di vita e di natura. Odori marini salmastri di sabbia, alghe e conchiglie mi avvolgono, invitandomi nel loro mondo. Non c'è nessuno in giro, solo io ed il mare appena svegliato e già gorgogliante. Intravedo nell'azzurro lontano gli striduli confusi dei bianchi spazzini del mare. Sulle scogliere attendono che un'altra giornata di pesca incominci. Mi tuffo. Sciogliendomi tra i suoi meandri turchesi, felicemente mi addormento.

Profumo di selvaggio, fiori selvatici emanano calde fragranze accompagnate dal brusìo incessante di milioni di piccole vite nascoste nel sottomanto di sterpaglie.
L'immobile gigante di pietra s'innalza contro il cielo, silenzioso e quiescente, incorniciato da sottili striscioline di bianche nevi perenni.
Osserva dall'alto, ammutolito, l'ondeggiare lento dei puntini gialli e lillà che come milioni di piccoli figli s'accingono a stringersi ai suoi piedi, come desiderosi di tener lui compagnia.
Distese floreali multicolori ed infinite lo circondano da tutti i lati, scaldando la sua pietra con colori solari energici e con melodie d'insetti.

Gorgoglii congelati si insinuano nel silenzio del mattino. Piccolo manto di liquido nero, il ruscello notturno accoglie su di sè le prime scaglie di bagliore, gettate con timidezza da un pallido sole che passeggia tra gli alberi. Il profumo del freddo avvolge i rachitici rami degli alberi, protesi verso un cielo glaciale e lontano. Vorrei rifugiarmi nel biancore della neve morbidamente adagiata su ogni cosa, quieta e senza suoni. Vorrei chiudermi in un cristallo trasparente e accoccolarmi su me stessa, ascoltando la lenta ed immutevole cantilena del ruscello ghiacciato... ... Aspettando la Primavera.

Sola, nella primordialità di giganti lignei.
Nessun suono, il silenzio copre tutto con il suo velo opaco. Brevi intermezzi creati da leggeri grumi di neve che, staccandosi da un albero innevato, lo fanno sobbalzare delicatamente per l'improvvisa mancanza del loro peso. Cadono a terra, senza emettere un suono, mescolandosi con il candore del bianco che tutto ricopre.
Aria che profuma d'inverno. Fredda e chiara, appena inspiro mi cristallizza i polmoni. Subito ne esce, sotto forma di uno sbuffo caldo di minuscole goccioline che salgono in cielo. L'assenza di ogni vibrazione tra i giganti intorno a me. Tutto tace, nel più naturale dei silenzi.
Ogni creatura, piccola e grande, riposa sottoterra e nelle cavità degli alberi, raggomitolata in un batuffolo di pelo o piume caldo, dormendo, sognando, ricordando, aspettando. Tutto è fermo, tutto aspetta, tutto si sofferma. A decorare questo dipinto vivente arriva la neve, che cade dai gonfi nuvoloni notturni come bianca polvere gelata, come coperta di un mondo sonnolento.
L'aria è satura di nuvole grigiognole. Alzando lo sguardo, il cielo sembra l'infinito manto di una vecchia pecora malata. Fitti aghi di pioggia trasparente si schiantano su un asfalto di un nero bagnato. V'è solo il silenzio rispettoso, verso la pioggia inesorabile. Solo il rumore di questa tristezza, umida e malata, che si scioglie in rigagnoli in un'aria senza suoni. A volte, il lontano ed opaco rumore di una macchina che passa e sparisce nella pioggia, velocemente, senza lasciare ricordi. Il verde delle tenere foglie innocenti si liquefa in una collana di perle di rugiada, che puntualmente cadono dolcemente, facendo sobbalzare la fogliolina per la perdita del suo lieve peso. Silenziosi, i germogli si accasciano sotto il peso della pioggia incessante, arresi, stanchi, silenziosi. Quasi si addormentano, immobili. Nella staticità del quadro piovano, un gatto dai colori confusi s'accinge ad attraversare la strada zampettando velocemente senza guardarsi intorno. La sua presenza non desta il minimo rumore, e come un fantasma senza identità, scompare tra i denti regolari di un cancello di ferro. Un tuono oscuro s'aggroviglia rimbombando tra le nuvole.
Per te avrei fatto e farei ancora di tutto... Mollare ogni cosa, dire addio a chiunque, incominciare uno stile di vita tutto nuovo in un posto completamente diverso. Imparare a parlare e pensare in maniera differente..Non imparo mai dai miei errori. Per quanto si possa voltare le spalle alla razionalità, prima o poi questa tornerà a bussare nuovamente alla tua porta... Bisogna lasciare il tempo al tempo, non tutti sono disposti a sacrificarsi, a tuffarsi in un sogno d'amore. E questa non è necessariamente una cosa negativa... Anzi, è una qualità positiva che dovrei imparare a fare mia.Essere razionale.
Neve, aria pura ed un triste cielo azzurro.Troppo limpido e silenzioso per essere vero.Come ci sono finita qui? E' un posto da amare questo?